PILLOLE DI STORIA – LA FORNACE CAVASIN 2
Prima di proseguire con la storia delle innovazioni apportate alla fornace dalla famiglia Cavasin è necessario dare uno sguardo anche alla rete di infrastrutture fluviali e viarie che esistevano all’epoca, la cui presenza ha influito sullo sviluppo e sullo svolgimento dell’attività della fornace stessa.
Sappiamo che il territorio era attraversato da numerosi corsi d’acqua e che di molti di essi, soprattutto di quelli minori, si è oggi persa la memoria, soprattutto per gli svariati interventi anche di interramento che hanno subito.
Il ramo del Rio Cimetto che attraversa Spinea ha rappresentato per lungo periodo una infrastruttura significativa per le aziende che avviano la produzione industriale nel territorio e cioè le filande Merlin e Pasqualetto e la stessa fornace Cavasin.
Le filande, poste a valle della fornace, sfruttavano probabilmente le acque del rio per la fase di dipanatura dei bozzoli nel ciclo della lavorazione della seta. La fornace, pur non sorgendo direttamente sul percorso dello stesso, estraeva però l’argilla dai terreni adiacenti e la presenza dell’acqua risultava preziosa nei processi di lavorazione dell’impasto crudo, soprattutto nella fase arcaica di lavorazione a mano.
(cartografia IGM del 1916: si può vedere la fitta rete di vie di comunicazione intorno alla fornace, indicata con il numero 1)
Altro aspetto importante sono le vie ferroviarie. Nel 1897, quando venne costruito il primo forno a fuoco intermittente di Spinea, il sito era compreso tra due linee ferroviarie già in funzione: la linea maestra Milano-Venezia detta “La Ferdinandea”, attiva dal 1846, e la Mestre-Treviso, in funzione dal 1851. Esisteva inoltre il progetto di realizzazione del tratto Mestre-Bassano della nuova linea della Valsugana per collegare Venezia con Trento. Questa linea entra in funzione nel 1908, dando probabilmente una spinta importante alla decisione di sostituire il vecchio forno a fuoco intermittente con il nuovo forno Hoffman a 16 camere, di cui si ha traccia documentale solo dal 1915 ma probabilmente già in funzione da qualche anno.
Via Roma e via Asseggiano sono le principali strade della zona. Su via Asseggiano si sviluppano i trasporti dei prodotti della fornace e delle argille da lavorare. Le argille inizialmente provengono dalle vicinanze del sito poi, man mano che si esauriscono i banchi disponibili intorno all’impianto, vengono scavati nuovi terreni a distanze sempre maggiori e le argille vengono trasportate dalle cave al forno lungo, appunto, via Asseggiano, dapprima su carri trainati da animali e poi su automezzi. Tra le cave vi è anche quella di via Luneo, utilizzata fino alla chiusura della fornace.
Fino al 1955 circa il forno funziona stagionalmente con cicli di attività che alternano il funzionamento dello stesso a periodi di stasi che consentono di integrare il lavoro in fabbrica a quello dei campi e di far fronte alle limitate possibilità produttive manuali sia di escavazione dell’argilla, sia di formatura dei pezzi, nonché ai tempi di essiccazione naturale del prodotto lavorato.
La storia della fornace si sviluppa nell’arco di circa settantacinque anni, durante i quali si assiste ad un eccezionale sviluppo residenziale dell’entroterra veneziano, soprattutto sotto l’impulso dato dalla nascita di PortoMarghera.
L’impianto produceva per una clientela prevalentemente locale che comprendeva l’area tra Spinea, Mestre e Porto Marghera, ma i coppi venivano venduti anche in Friuli Venezia Giulia.
(la signora Clotilde Cavasin in una vecchia foto davanti alla fornace)
Anche nel momento di maggiore espansione mantiene il carattere di azienda familiare di medie dimensioni, dando lavoro al massimo ad una settantina di operai, quasi tutti locali.
La storia della fornace si intreccia quindi con quella di molte famiglie di Spinea per settantacinque anni che non sono pochi da raccontare e continueremo quindi prossimamente…
(fonte: “La Fornace Cavasin di Spinea” di G. Riva)
(5 marzo 2018)
D.B.