PILLOLE DI STORIA – TERRITORIO E VILLE DI SPINEA DAL 1800

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Ulteriori modifiche al tessuto urbano di Spinea hanno inizio con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 e con le dominazioni prima francese e poi austriaca del territorio.

In un clima di profonda insicurezza politica ed economica vengono vendute numerose proprietà, scompaiono tioli nobiliari e i profitti dei terreni diventano sempre meno remunerativi.

Gli immobili vengono gravati da imposte onerose e a volte trasformati in alloggi per le truppe di passaggio, trascurati così fino al deperimento e abbattuti, come i palazzi Dolfin, Bon e Caotorta, compresi gli oratori, di cui non rimane nessuna traccia.

Scompare anche il corpo centrale di una villa nelle vicinanze di via Capitanio (forse ex villa Trevisan) di cui rimangono la chiesetta e la barchessa, di proprietà dei Pasqualetto. La barchessa viene suddivisa, verso il 1870, in cinque immobili, tra cui una bottega ed un forno.

(le proprietà Pasqualetto in una immagine dei primi ‘900)

Riescono comunque a sopravvivere molte costruzioni signorili e verso la metà del secolo se ne contano ancora 32, tra casini da spasso e palazzi. Cambia però la loro destinazione: da dimore per le villeggiature estive diventano residenze padronali fisse e subiscono per questo accurate modifiche, come villa Facini, o ampliamenti, come le ville Del Maino nel 1845 e Morosini nel 1857.

(villa Accurti – Fornoni – Del Maino in una immagine di fine ‘800)

Si hanno anche nuove edificazioni. Accanto a villa Simion e sui resti di un precedente edificio viene costruito, nel 1844 il palazzo Galliccioli e più tardi, tra il 1864 ed il 1868 si demolisce villa Cappello ad Orgnano per lasciar spazio a villa Fornoni (da non confondersi con villa Del Maino in centro). Il casìno Bellati viene eretto nel 1851 e pochi anni dopo, nel 1880, il proprietario Giambattista trasforma il terzo piano in un gabinetto meteorologico, elevandolo con un osservatorio e fornendolo delle più sofisticate apparecchiature del tempo, compresi un telefono a circuito chiuso e un telegrafo.

 

Gli stili architettonici non sono originali, numerosi i revivals, ma sono diversi da palazzo a palazzo. A villa Zampironi ritroviamo così le metope classiche nei bassorilievi decorativi, all’oratorio Bellati il gotico “cimiteriale”, a villa Facini le forme nordiche e nei casìni Bennati e Carnielli le merlature.

Come abbiamo già visto in precedenza, subiscono profonde variazioni sia gli ambienti interni, rimpiccioliti e meno pomposi, che i giardini, che vengono adornati secondo la moda inglese con fitti boschetti, piante esotiche, finti ruderi e specchi d’acqua.

Sul finire dell’ottocento le ville tornano ad essere fulcro di attività. I loro proprietari diventano attori ed animatori della vita sociale di Spinea. Istituiscono asili, organizzano feste paesane e costruiscono piccole industrie. Si alternano nel ricoprire le principali cariche pubbliche: consiglieri, sindaci e, nel periodo fascista, podestà.

Tornano negli elenchi pubblici i nomi dei Dall’Acqua, Fornoni, Bennati, Pasqualetto, Ponci, Trabaldi, tutti proprietari di residenze signorili.

La vera decadenza inizia nel primo dopoguerra e continua fino alla seconda metà del XX secolo. Buona parte del patrimonio artistico viene disperso o venduto, si cedono i parchi come terreni edificabili e mantenere alcuni palazzi diventa troppo dispendioso. Vengono così demolite alcune ville, come la Donà Delle Rose (vicino al sottopasso ciclabile verso Chirignago), altre vengono convertite (le ville Del Maino e Simion diventano condomini e villa Barbarigo a Crea una scuola elementare) oppure vengono talmente soffocate della nuove costruzioni da perdere lo spazio nel quale erano immerse e la loro originaria bellezza.

Il tutto davanti agli occhi di una popolazione e di una classe dirigente preoccupate solo di far crescere il paese, senza curarsi di preservarne la storia.

(fonte: “Villa Simion a Spinea” di G. Conton e S. Di Giusto – in copertina case a schiera ad Orgnano in una foto di fine ‘800)

D.B.


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